Novembre 24

Subappalto Burberry: arresti per sfruttamento lavoratori extraUE

Sfruttavano lavoratori immigrati provenienti da vari Paesi, tra cui Cina, Pakistan e Bangladesh, secondo l’accusa subappaltatori di Burberry facendoli lavorare fino a 14 ore al giorno per poco più di 3 euro l’ora per realizzare borse del pregiato marchio. La Guardia di Finanza di Firenze ha arrestato una coppia di imprenditori cinesi che, secondo quanto riferito dall’agenzia Reuters, lavoravano per conto del gruppo britannico di moda, che chiariamo subito non è accusato di alcun illecito. Il mandato di cattura, visionato dall’agenzia di stampa, precisa nei dettagli le accuse contro gli imprenditori arrestati, indicando che gestivano un’azienda di pelletteria con sede alla periferia di Firenze chiamata Samipell Srl, che lavorava come subappaltatore di Tivoli Group SpA, un fornitore di Burberry. L’inchiesta fiorentina arriva a poche settimane di distanza da un’altra, condotta però dalla Guardia di Finanza di Prato (città dove risiede una delle più grandi comunità cinesi d’Europa), la quale il mese scorso ha posto agli arresti domiciliari due cittadini cinesi con l’accusa di aver sfruttato lavoratori cinesi e africani per realizzare borse di lusso di Chloé. Secondo Il Sole 24 Ore in quell’occasione l’azienda subfornitrice era Serena, di Poggio a Caiano, e anche in questo caso il marchio che fa capo a Richemont non aveva voluto commentare l’accaduto.