Mercato del libro: primi nove mesi 2021 da record
Nei primi nove mesi dell’anno, il mercato del libro mantiene il proprio impressionante trend di crescita, registrando + 25,3% in valore.
Il dato che sorprende è che sono gli editori più piccoli, con un fatturato inferiore a 300.000 euro a registrare una vera propria impennata di vendite, secondo ADEI, l’Associazione degli editori Indipendenti il valore degli “indipendenti” ha raggiunto il 47%, con un fatturato in crescita del 28% rispetto al 2020; addirittura, i cosiddetti microeditori sono cresciuti oltre il 40%, la solidità degli editori indipendenti si conferma su più settori, ad esempio nella fiction la crescita è del 25%, nella letteratura straniera addirittura del 53%, nei testi per bambini e ragazzi la crescita è del 27%. Il grande problema per gli editori indipendenti è la dimensione ridotta e la distribuzione, la possibilità di accedere ai canali di vendita per un editore, attualmente ha un peso del 50-60% sul prezzo di copertina, opportunamente ripartito tra libraio (che guadagna tra il 28-33%) e distributore stesso (che si occupa anche della promozione, ovvero di fornire rappresentanti fisici nelle librerie che presentino al libraio i prodotti).
La distribuzione, per un editore, rappresenta la possibilità di essere vivo e reperibile sul mercato, e per questo le dinamiche distributive possono decretare la fine o il successo di un marchio, di un progetto, di un libro. In Italia la distribuzione è gestita principalmente dagli stessi gruppi editoriali che controllano per intero la filiera, e da editori arrivano direttamente alle librerie di catena, che si impongono per reperibilità, capillarità, e l’unione che fa la forza ma crescono e di molto le librerie indipendenti, ovvero di quelle che non appartengono a catene o marchi. Si distinguono dalla grande distribuzione e dalle librerie di catena non solo per dimensione, ma soprattutto perché hanno un legame speciale col contesto urbano, ovvero nascono come emanazione del territorio e con la volontà di integrarsi nel tessuto sociale e urbanistico del quartiere e della città in cui sorgono. Benché i dati ci raccontino soprattutto le difficoltà delle librerie indipendenti, ovvero quelle che chiudono ogni anno per insolvenze e debiti, i dati Istat le segnalano come canale preferenziale degli editori, non solo piccoli, ma anche medi e, con molta sorpresa, grandi. Un risultato interessante e di sicuro in crescita, ma che non deve distrarre dal dato che le librerie indipendenti occupano circa il 23% del mercato, mentre il 70% della torta se lo spartiscono librerie di catena ed e-commerce. Seguono gli store online italiani (i principali sono legati al maggiore distributore italiano, Messaggerie), e le librerie di catena che sono preferite, come immaginabile, dai grandi editori e molto meno dai piccoli, che non trovano qui lo spazio espositivo e la promozione giusta. Si segnalano, come canale di commercializzazione, gli eventi diretti ‒ che mettono in comunicazione l’editore coi lettori ‒ quali fiere di settore, manifestazioni, mercatini. I piccoli e medi editori le preferiscono in misura minore (3,9 e 4,7 rispettivamente) rispetto ai grandi editori (5,4), forse per i costi proibitivi che molto spesso queste manifestazioni hanno, in termini di affitto degli stand e degli allestimenti, e che sono davvero difficili da coprire per un editore piccolo. Il Salone del Libro, Più Libri Più liberi, BookPride, Bookcity: fiere di settore molto diverse tra loro per costi e caratteristiche, ma che rappresentano una possibilità di contatto e promozione diretta che abbatte i costi della distribuzione (escludendo le spese di partecipazione alla fiera). Altro dato interessante è il tramonto della grande distribuzione organizzata, ovvero la notizia che finalmente i libri non si vendono più nei supermercati, ma hanno bisogno di un loro spazio specifico debitamente organizzato e studiato, come dimostrano gli esempi virtuosi delle Librerie.coop.
Le piccole librerie specializzate e di quartiere sono diventati luoghi di incontro, colmando anche la carenza di spazi di socializzazione soprattutto nella provincia e nella periferia delle grandi città. Accanto all’online sono un importante canale per i piccoli editori indipendenti.