Pubblica amministrazione e smart working: al lavoratore il diritto di usufruire di “idonea dotazione tecnologica”
Tra le righe delle indicazioni fornite dal governo per il settore della pubblica amministrazione, nell’era post Covid, emergono alcuni diritti che i dipendenti pubblici, in particolar modo le alte professionalità, da tempo reclamavano. Regole precise e con paletti ben fissati l’insieme di norme e circolari (alcune ancora in via di emanazione a livello di singola amministrazione, indicano le linee guida che sono state presentate ai sindacati maggiormente rappresentativi del settore. L’obiettivo delle norme e di «delineare la modalità di svolgimento della prestazione lavorativa agile avendo riguardo al diritto alla disconnessione, al diritto alla formazione specifica, al diritto alla protezione dei dati personali, al regime dei permessi e delle assenze» per garantire «condizioni di lavoro trasparenti, favorire la produttività e orientare ai risultati», conciliando poi «le esigenze delle lavoratrici e dei lavoratori con le esigenze organizzative delle pubbliche amministrazioni» consentendo, tra l’altro, il «miglioramento dei servizi pubblici e dell’equilibrio fra vita professionale e vita privata».
Il lavoratore pubblico in smart working dovrà essere fornito di «idonea dotazione tecnologica» e, per accedere alle applicazioni del proprio ente, potrà essere utilizzata «esclusivamente la connessione internet fornita dal datore di lavoro». In «nessun caso» può essere usata un’utenza personale o domestica del dipendente per le «ordinarie attività di servizio». «Se il dipendente ha un cellulare di servizio, è possibile inoltrare le chiamate dall’interno telefonico del proprio ufficio sul cellulare di lavoro», si legge ancora. L’amministrazione deve, infatti, prevedere apposite modalità «per consentire la raggiungibilità delle proprie applicazioni da remoto»: «Se le applicazioni dell’ente sono raggiungibili da remoto, ovvero sono in cloud, il dipendente può accedere tranquillamente da casa ai propri principali strumenti di lavoro». In alternativa, si può ricorrere all’attivazione di «una Vpn» (Virtual Private Network, ovvero una rete privata virtuale che garantisce privacy, anonimato e sicurezza).
L’adesione allo smart working «ha natura consensuale e volontaria ed è consentito a tutti i lavoratori, siano essi con rapporto di lavoro a tempo pieno o parziale, e indipendentemente dal fatto che siano stati assunti con contratto a tempo indeterminato o determinato». Sarà l’amministratore a individuare le attività che possono essere effettuate con il lavoro agile, «fermo restando che sono esclusi i lavori in turno e quelli che richiedono l’utilizzo costante di strumentazioni non remotizzabili». Dunque ci sarà ampia discrezionalità. L’amministrazione, infine, «avrà cura di facilitare l’accesso al lavoro agile ai lavoratori che si trovino in condizioni di particolare necessità»
Un passo avanti verso una maggiore efficienza della pubblica amministrazione e verso la fruizione in mobilità del lavoro da parte dei dipendenti pubblici.
Foto: ANSA/ETTORE FERRARI