Crisi Speedline: gruppo Ronal stop a chiusura stabilimento Tabina
Una buona notizia arriva dal Veneto dove da tempo è aperta la crisi della Speedline azienda specializzata in ricambi auto con oltre 600 dipendenti impegnati nello stabilimento di Tabina (Santa Maria di Sala) a cui era stata prospettata dalla proprietà, tramite un advisor e uno studio legale, la volontà di a fine 2022 di delocalizzare la produzione in altro stabilimento della multinazionale svizzera Ronal e chiudere lo stabilimento veneziano.
Sulla spinta delle tante manifestazioni di solidarietà e promesse di impegno da ogni parte, istituzioni economiche, dal sindaco di Santa Maria di Sala Nicola Fragomeni fino ai parlamentari e senatori che hanno dichiarato il loro impegno a portare al governo questa vertenza, che non è locale o regionale, ma nazionale, il ceo del Gruppo Ronal, proprietario della Speedline di Santa Maria di Sala (Venezia) ha accettato la proposta di aprire un tavolo per individuare soluzioni alternative alla delocalozzazione.
Nell’incontro svoltosi al Mise, il management di Speedline ha spiegato il motivo che ha portato il CDA a decidere la chiusura dello stabilimento di Tabina a Santa Maria di Sala in Provincia di Venezia, e delocalizzare la produzione, sembra essere dovuto all’andamento negativo del mercato, in particolare nella fase della pandemia, e all’eccesso dell’offerta di ruote anche collegato alla concorrenza cinese. Nel 2021 Speedline ha perso 23 milioni di euro. Ronal
Group produce 15 milioni di ruote in tutto il Mondo e 800mila ruote nello stabilimento di Speedline.
La chiusura dello stabilimento, nel quale sono impiegati oltre 620 lavoratrici e lavoratrici diretti, oltre a circa 200 dell’indotto sarebbe un disastro per le prospettive industriali e occupazionali del territorio e un duro colpo alla filiera del “Made in Italy” in particolare quella dell’extra lusso che peraltro è tutt’altro che in crisi. Speedline del resto produce cerchioni per auto di alta gamma a partire da Lamborghini, Ferrari e Maserati, che stanno predisponendo, tra l’altro, nuovi modelli per il futuro.
La Fiom e la Cgil hanno chiesto di dare avvio all’apertura del confronto ma senza pregiudiziali con l’obiettivo del mantenimento delle produzioni e della tutela occupazionale delle lavoratrici e dei lavoratori, richieste sostenute da parte di tutte le Istituzioni nazionali e territoriali presenti al tavolo. L’azienda ha annunciato la sospensione della decisione per il periodo del confronto, tempo che deve servire a trovare la soluzione per mantenere la produzione e l’occupazione.
Questa vicenda è l’ennesimo segnale che nel settore sono in atto cambiamenti, tecnologici e organizzativi che mettono a rischio 50 mila posti di lavoro. E’ per tali ragioni che i sindacati hanno chiesto un tavolo sul settore con il Governo e le imprese per predisporre gli strumenti utili a prevenire il proliferare di nuove crisi industriali e per arrivare ad un piano straordinario per il settore automotive e per tutta la filiera, perchè è a rischio un intero settore strategico per l’industria del nostro Paese.
Foto: CISL