Assicurazioni: formazione per supportare la digitalizzazione
La digitalizzazione dell’industria assicurativa permette di intercettare un nuovo tipo di domanda, quella del consumatore digitale. Una figura che rappresenta oggi buona parte del target assicurativo, con specifici bisogni da soddisfare. La richiesta è di servizi on-demand, prodotti più flessibili e più integrati… La posta in gioco è alta: sul piatto la competitività del settore stesso. Nella corsa al cambiamento le compagnie si misurano tra loro e con player non tradizionali. Ecco dunque che, per tenere a distanza i nuovi competitor, la formazione assume importanza fondamentale.
In questo contesto si inserisce il Master Vanguard II Hub Advanced, recentemente conclusosi e organizzato da Borgherese HR Designer, Amissima Assicurazioni (dal 1° aprile 2021 parte del Gruppo HDI Assicurazioni) e la School of Management dell’Università Lum Jean Monnet, in partnership con Agatòs Syntagma. Due mesi di lavoro focalizzato non solo su come il Digitale cambia le Assicurazioni, ma soprattutto su cosa può fare il mondo dell’Insurance per il Digitale e per tutti noi.
Il master è nato per supportare la formazione degli agenti assicurativi stimolati da BHR ad una riflessione corale, abilitando i e le partecipanti alla progettazione di soluzioni. L’outcome è stata la presentazione di 4 progetti Insurtech, frutto dell’impegno di diplomati e diplomate, dello scambio di saperi e della collaborazione interna ai tavoli di lavoro. Tutti elementi che fanno del Master un interessante esempio di formazione informale.
Abbiamo costruito questo Master con l’obiettivo di mettere al centro le abilità dei partecipanti – spiega Giulia Borgherese, Founder e CEO di BHR Designer – non siamo guru. Questo non è solo lo slogan del nostro sito web, è un pensiero in cui credo fermamente. Non credo nel calare dall’alto i contenuti, ma nello stimolare le riflessioni. Anche provocatoriamente. Anche al di fuori dei tavoli di lavoro. Al tavolo mettiamo insieme persone che lavorano per immaginare scenari possibili, fuori forniamo stimoli.
Come indicato dalla Direzione Generale Istruzione e Cultura della Commissione europea, l’apprendimento informale è tutto ciò che consiste nell’imparare facendo (learning by doing). Esso permette di implementare con spontaneità le proprie conoscenze. Simile, ma di diversa applicazione, è l’apprendimento non formale che favorisce lo sviluppo personale e sociale, in contesti non dichiaratamente educativi.
Il caso Vanguard mostra come queste tipologie di apprendimento siano funzionali non solo per i giovani studenti, ma anche in campo aziendale a scopo formativo.
Da un lato si è trattato di riflettere sullo stato dell’arte, confrontarsi con ciò che avviene in altri settori al di fuori del proprio, fare domande e dedicare del tempo all’auto-analisi. Dall’altro, abbiamo voluto costruire qualcosa – così Giulia spiega l’approccio del suo gruppo di lavoro – abbiamo cercato di costruire un ambiente vero – prosegue -esperti di diverse realtà ci hanno offerto il loro know how. Hanno smontato alcuni preconcetti – anche i nostri – e infiammato le idee. Poi il gruppo di supporto, formato da formatrici ed esperte di comunicazione, informazione e design thinking è diventato strumento di attivazione e promozione di un pensiero complesso.
Smart Agency, Cyber Risk, Marketing Technology, Virtual Reality e Customer Experience le tematiche affrontate, raccontate dalla viva voce degli esperti. Una combinazione di aneddoti, storie, note e chicche sconosciute, nessuna lezione. E mentre il pensiero è solleticato, le mani lavorano. Ai tavoli si costruisce un progetto. La scelta, distintiva, è quella di partire dal mezzo tecnologico. È sempre Giulia a chiarire il perché:
Vediamo nelle tecnologie strumenti in grado di abilitare il pensiero. A partire dalla riflessione su una tecnologia assistiamo a cambiamenti nei valori, nei comportamenti.
La vera chiave di volta sembrerebbe il lavorare insieme su un terreno sconosciuto, l’affrontare le medesime difficoltà imparando a pensare in modo nuovo, il condividere, il mettere a sistema, il creare… anche con fatica. Una fatica di pensiero, dura ma gratificante. La stessa fatica che porta i diplomati del Master, senza alcuna conoscenza pregressa in materia di tecnologie di extended reality ma con i consigli di specialisti, a produrre progetti che si avvalgono di Virtual Reality, Augmented Reality e Gamification. Alla fatidica domanda, perché abbracciare questo tipo di formazione? Borgherese non ha dubbi
Credo che la crescita dell’essere umano passi attraverso il divertimento, dal latino divertĕre: ‘deviare’ dalla strada maestra. Per scoprire nuovi punti di partenza e nuovi punti di arrivo è necessario un cambio di contesto e di paradigma formativo.
Apprendimento informale e non formale danno spazio alla partecipazione attiva e all’espressione di opinioni. La creazione del gruppo, la suddivisione dei compiti, la valorizzazione della diversità diventano sequenze naturali.
Le classiche resistenze psicologiche ai cambiamenti non si attivano, perché l’innovazione è connaturata nel processo formativo – precisa la CEO di BHR Designer. Senza però rinnegare i benefici della formazione tradizionale -La formazione tradizionale resta il punto di riferimento dal quale tutti noi siamo partiti, io ho fatto almeno quindici anni di aula tradizionale, le ore di volo, come amo definirle. Credo che debba restare una opzione possibile in due casi: quando le tempistiche sono ridotte, e quando è il cliente a ritenere la lezione frontale o laboratoriale classica l’approccio adeguato. Non pretendo di sapere cosa sia ‘giusto’. Credo nell’essere testimoni credibili dei cambiamenti che proponiamo. In BHR partiamo sempre da noi stesse e da noi stessi. Sperimentiamo quotidianamente il nostro approccio metodologico nel gruppo di lavoro. Credo che questa sia una chiave importante del processo formativo in generale.