Novembre 24

Contratti collettivi: il punto su quelli firmati

Smiling customers buying sicilian oranges, lemons and tangerines in grocery section

Dall’analisi dei contratti collettivi rinnovati ad oggi (fonte ISTAT) emerge che nel primo trimestre del 2022 la crescita delle retribuzioni contrattuali rimane contenuta. La durata dei contratti e i meccanismi di
determinazione degli incrementi contrattuali seguiti finora hanno determinato un andamento retributivo che, considerata la persistenza della spinta inflazionistica, porterebbe, nel 2022, a una perdita di
potere d’acquisto valutabile in quasi cinque punti percentuali
.
Incrementi retributivi basati sull’inflazione effettiva si segnalano solo per il settore del legno (prassi avviata nel 2016); incrementi sostenuti e decisamente più favorevoli rispetto alle previsioni dell’indicatore di inflazione si registrano per gli edili, grazie all’accordo di rinnovo che sembra riflettere la performance particolarmente positiva mostrata da questo comparto nell’ultimo periodo.
Alla fine di marzo 2022, i 39 contratti collettivi nazionali in vigore per la parte economica riguardano il
44,6% dei dipendenti – circa 5,5 milioni – e corrispondono al 45,7% del monte retributivo complessivo
.
Nel corso del primo trimestre 2022 sono stati recepiti 5 contratti: scuola privata religiosa, cemento, calce
e gesso, edilizia, mobilità – attività ferroviarie e Rai.
I contratti che, a fine marzo 2022, sono in attesa di rinnovo salgono a 34 e coinvolgono circa 6,8 milioni
di dipendenti, il 55,4% del totale.
Il tempo medio di attesa di rinnovo per i lavoratori con contratto scaduto, tra marzo 2021 e marzo 2022, è aumentato da 22,6 a 30,8 mesi, mentre per il totale dei dipendenti diminuisce lievemente (da 17,7 a 17,0 mesi).
La retribuzione oraria media nel periodo gennaio-marzo 2022 è dello 0,6% più elevata rispetto allo
stesso periodo del 2021. L’indice delle retribuzioni contrattuali orarie a marzo 2022 segna un aumento dello 0,1% rispetto al mese precedente e dello 0,7% rispetto a marzo 2021.
In particolare, l’aumento tendenziale è stato dell’1,6% per i dipendenti dell’industria, dello 0,4% per quelli
dei servizi privati ed è stato nullo per i lavoratori della pubblica amministrazione.
I settori che presentano gli aumenti tendenziali più elevati sono quelli delle farmacie private (+3,9%),
dell’edilizia (+3,3%), delle telecomunicazioni (+2,5%) e del legno, carta e stampa (+2,3%). L’incremento è
invece nullo per il commercio, i servizi di informazione e comunicazione, il credito e assicurazioni e la
pubblica amministrazione.