Elezioni: ai Quadri direttivi serve una politica che funzioni
Una nuova campagna elettorale, la prima “balneare”. In un agosto assolato i temi politici evaporano, si liquefano. Il 25 settembre saremo chiamati a eleggere le due Camere del Parlamento, in modo da velocizzare le procedure per formare il nuovo governo post-Draghi. Sentiremo parlare di tutto, ma di lavoro chi davvero vorrà parlare? Quale partito, aggregato o disaggregato in un polo, vorrà mettere mano a temi come la rappresentanza sindacale, la riorganizzazione dei ruoli apicali nelle pubbliche amministrazioni, le politiche di welfare e soprattutto il contratto autonomo per i Quadri direttivi italiani? Nel settore pubblico d quando nel 1972 la riforma della dirigenza (DPR 748) ha separato di fatto la dirigenza dai funzionari direttivi, uniti fino ad allora dalla diretta applicazione dell’art. 97Cost., i dipendenti pubblici di elevata qualifica si trovano in una situazione di estremo disagio professionale, a causa di un sistema ordinamentale che non consente loro di assolvere ai propri compiti istituzionali con l’autonomia necessaria ed assumendosi le corrispondenti responsabilità. Funzionari direttivi dei ministeri, degli enti locali, della sanità. Direttori amministrativi, funzionari tecnici, professionisti e ricercatori debbono fare i conti con un sistema normativo e, soprattutto, contrattuale, che gli sottrae competenze, li considera semplici impiegati, non gli riconosce titoli culturali e professionali, ne soffoca le aspettative di carriera.
La questione del mancato riconoscimento dei Quadri nel pubblico impiego rimane una ferita aperta in una categoria professionale che è, anche nel settore pubblico, importante elemento di cerniera fra le decisioni (politiche organizzative in questo caso) e i lavoratori del pubblico impiego. Il ruolo del middle management nel settore pubblico in Italia è molto poco valutato. Le crescenti responsabilità di staff, la copertura di aree di operatività sempre più vaste non si conciliano con una visione politica del ruolo che dia riconoscimento ai Quadri direttivi e l’intervento del 2001 (D.Lgs. n. 165) che ha portato la privatizzazione del lavoro alle dipendenze delle Pubbliche Amministrazioni è rimasto opera incompiuta. Nel settore privato va meglio sotto il punto di vista normativo, i Quadri sono una realtà nei CCNL di molti settori nel privato, ma senza una rappresentanza autonoma. Una distorsione che da un lato vede il riconoscimento contrattuale e dall’altro non porta ad avere un peso (pur essendo più di quattrocentomila i contratti con la qualifica di Quadro registrati all’INPS) politico. Tra sindacati che rappresentano altre categorie, finti sindacati, sindacati di comodo e contratti privati la rappresentanza per i Quadri è ancora una chimera. Ne parlerà la politica? Ci sarà qualcuno che porrà temi come la meritocrazia, la professionalità, la scala sociale, il riconoscimento della carriera? Non lo sappiamo, mentre scriviamo c’è ben poco su questi temi. Un racconto estivo asfittico che abbiamo il compito come giornalisti di rappresentarvi, sperando in un colpo di orgoglio della classe politica…..
Nel frattempo ecco alcuni link di articoli che abbiamo pubblicato sul tema della rappresentanza dei Quadri direttivi italiani:
https://www.infoquadri.it/2021/05/quadri-e-pubblico-impego-una-incompiuta/
https://www.infoquadri.it/2021/06/cassazione-5651-2009-mancato-riconoscimento-quadri-pubblico-impiego/
https://www.infoquadri.it/2021/06/cassazione-14193-2005-quadri-nel-pubblico-impiego/
https://www.infoquadri.it/2022/03/quadri-p-a-dal-nuovo-contratto-collettivo-ok-alle-alte-professionalita/
https://www.infoquadri.it/2021/12/dirigente-quadro-e-impiegato-le-differenze-che-valgono/