Cercare lavoro: se hai cinquanta anni da dove partire?
L’età media dei lavoratori Quadri e delle alte professionalità nel pubblico (Quadri a tutti gli affetti ma non riconosciuti) è di 48 anni per il settore privato e 52 per il settore pubblico (fonte INPS 2019). L’invecchiamento del middle management è una costate anche se negli ultimi anni si assiste, soprattutto nel settore privato, ad una inversione di tendenza che porta i lavoratori con la qualifica di Quadro ad avere una componente di età media più bassa dei dirigenti. In questi giorni, in cui si è insediato il neo-governo Meloni, si torna a parlare di lavoro, di quali saranno le prospettive e le principali modifiche che metterà in campo il Ministro Marina Calderone, in un’Italia profondamente mutata dopo due anni di emergenza covid, la crisi economica e la guerra alle porte dell’Europa.
L’Istat stima una perdita di quasi un milione di posti di lavoro e un aumento di 700 mila persone inattive, nel periodo 2022-2025 e sono allo studio interventi che consentano alle imprese di agevolare lp’uscita dei dipendenti più amziani a favore di un ricambio con nuovi assunti giovani.
Rimanere senza lavoro dopo i cinquanta anni può sembrare una disgrazia ma a volte apre la strada a nuove interessanti opportunità.
Sulla scorta di alcune mail che sono arrivate in redazione vogliamo riportare alcuni informazioni da tenere in evidenza qualora si abbia la necessità di affrontare una disoccupazione non voluta.
La prima cosa da evitare è senz’altro quella di lasciarti prendere dal panico. Dopo il primo periodo di smarrimento due sono le azioni da intraprendere, la prima è sostenersi economicamente e la seconda e rimettersi subito in forma, formandosi e ricercando un suoo lavoro. Si parte dall’attività principale che ha caratterizzato gli ultimi anni di lavoro, occore chiedersi se l’attività svolta nel precedente lavoro è ancora richiesta dal mercato e verificare sui siti e motori di ricerca di richieste di personale se per la qualifica posseduta c’è offerta sul mercato. Partire dalla concretezza aiuta a trovare basi solide su cui costruire una nuova esperienza professionale e, sicuramente, a trovare la motivazione in un nuovo lavoro.
C’è poi da curare il proprio Curriculum Vitae e prepararsi a riempire gli spazi vuoti, affermano gli esperti in reclutamento del personale che non è strategico costellare il CV di “tempi morti”, pertanto è utile individuare una associazione o una onlus, magari affine alle attività fatte (sono numerose quelle che occupano come volontari Quadri o impiegati con alte professionalità ed esperienze), per dedicarsi in un progetto e affrontare quindi con queste attività i periodi vuoti di lavoro da inserire nel CV.
Importante è contattare le associazioni professionali del settore per verificare se esistono corsi di aggiornamento che sono utili per ottenere tutte le novità del settore che probabilmente sono state seguite fino a quel momento.
Infine cercare online il lavoro e attivare quei canali di relazione anche lontani che possono generare un nuovo impiego. Nel 2022 fino a settempbre si è assistita al +2.000% di ricerche per lavori da remoto, stabili quelle per il pubblico, aumenta il peso del work-life balance. Subito.it è il portale più consultato, Linkedin quello con il maggior incremento di visite da parte degli under 50 anni
Secondo uno studio condotto da Semrush, piattaforma di Saas per la gestione della visibilità online, le ricerche online di lavoro oggi sono aumentate del 20% rispetto al 2019 (quasi 100 milioni solo nel mese di settembre 2022) e il portale più consultato per cercare lavoro è Subito.it, con una media di quasi 44 milioni di accessi mensili.
Quello, però, che ha fatto registrare la crescita maggiore negli ultimi 3 anni è LinkedIn, il social network nato proprio con l’obiettivo di agevolare le connessioni di lavoro. Le consultazioni sono in media 16.6 milioni ogni mese, aumentate del 47% rispetto al 2019. In forte calo, invece, il numero di coloro che utilizzano Gazzettalavoro.net, che perde il 92% dei visitatori.
La fascia d’età più attiva nella ricerca del lavoro sul web è quella tra i 25 e i 34 anni (28%), seguita dagli utenti tra i 35 e i 44 anni (23%) e 18-24 anni (21%). Quasi 1 su 10 (9%) di chi si connette per cercare nuove opportunità professionali ha tra i 45 e i 54 anni, mentre gli over 55 sono il 4%.
Il lavoro da remoto introdotto nella quasi totalità delle aziende e uffici italiani per far fronte all’emergenza sanitaria inizialmente era una necessità, e lasciava perplesse non poche persone, molto scettiche a riguardo. Oggi, invece, per moltissimi lavoratori è diventata una scelta, al punto da considerarlo un fattore determinante quando cercano una nuova professione.
Le digitazioni sui browser per occupazioni che non richiedono la presenza in loco sono aumentate di oltre il 2.000% in 3 anni. In crescita anche quelle per andare a lavorare in paesi esteri. L’item “trovare lavoro all’estero” ha fatto registrare un incremento del 23% circa.
Sostanzialmente stabili le ricerche relativi ai bandi di concorso pubblico. Lavorare nella pubblica amministrazione è da sempre sinonimo di stabilità e sicurezza, e il fatto che in un contesto così incerto non siano aumentate vertiginosamente è indubbiamente la spia di un cambiamento generale nel modo in cui le persone si approcciano al mondo del lavoro.
Il commento di Giulia Borgherese, sociologa esperta in gestione delle Risorse Umane
Aggiungo una riflessione a questo articolo, molto illuminante, rivolta a chi come noi si occupa di reclutamento. Non abbiate pregiudizi nei confronti dell’età anagrafica di candidate e candidati. Siate accorti nella valutazione e ricercate la predisposizione più che le competenze tecniche; le seconde si abilitano con i corsi e si acquisiscono quando esiste una spinta motivazionale. Inquadrate la capacità di relazione più che le esperienze pregresse in uno specifico settore o nell’esecuzione di specifiche mansioni. Le doti relazionali di un individuo sono frutto di un ensemble articolato, che comprende anche il tempo e gli innumerevoli incontri della vita. Al di là delle abilità digitali, badate alla motivazione che spinge una persona a ricoprire un ruolo. L’essere umano ha enormi risorse. Noi abbiamo due esempi concreti di donne ultra cinquantenni che attraverso la nostra intermediazione hanno raggiunto l’obiettivo di riqualificarsi. Oggi lavorano entrambe in maniera stabile; l’una in una grande azienda statale e l’altra proprio in BHR. In particolare non posso non nominare Tamara, la nostra contabile, e il come la sua presenza abbia aggiunto metodo e precisione alla governance aziendale.
Il valore di ognuno e ognuna di noi risiede nella capacità di rimanere integri e conservare la stima di sé, non nonostante, ma attraverso le prove cui (ahimè) siamo chiamati a rispondere. La disoccupazione non è uno stigma. Per noi è un’occasione per aumentare la consapevolezza del nostro valore. In estrema sintesi, mi sento di dire: restiamo HR aperti e inclusivi