Luglio 24

Giorgio Graziani: per la CISL è la contrattazione deve costruire il riconoscimento della rappresentanza

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Giorgio Graziani, segretario confederale della CISL, nel suo intervento nella parte aperta ai temi della rappresentanza del convegno “MIDDLE MANAGEMENT. L’evoluzione del ruolo dei quadri e delle elevate professionalità in Italia.” che il CE.S.MA.L. Centro Studi sul Management ed il Lavoro ha organizzato a Roma Camera dei Deputati Sala Matteotti, il 15 maggio 2024 scorso il trema della repparesentanza è centrale.

“Oltre alle competenze gestionali del quadri e delle alte professionalità, che sono un elemento davvero dirimente per il successo dell’impresa,  dobbiamo proprio smettere di pensare che noi ci occupiamo del lavoratore, noi ci occupiamo prima di tutto delle impresa ci occupiamo del fatto che se esiste l’impresa e l’impresa cresce va bene crescono e vanno bene anche i loro lavoratori. Se poi riusciamo a fare una bella contrattazione integrativa a fianco, per il miglioramento dell’impresa e c’è anche un miglioramento delle condizioni economico e di welfare delle persone e quindi da questo punto di vista il miglioramento è complessivo, non c’è dubbio che una figura chiave è proprio quello del quadro, delle alte professionalità perché è la figura intermedia che può mettere in campo proposte strategie tecniche ma può governare un clima e costruire e motivare quel clima per il successo dell’impresa.

Ecco su questo credo che dentro al quadro strategico ma anche organizzativo ci stia un elemento su cui noi dobbiamo porre grande attenzione: la contrattazione collettiva. Contratti collettivi nazionali di lavoro e i contratti integrativi o aziendali sui quali vanno definite specificità, ci sono da sempre spazi e ce ne saranno in futuro spazi per il riconoscimento giuridico del quadro in questo paese che ci ha permesso tra virgolette di identificarlo e se vogliamo, ma ci torno anche, di rappresentarlo in maniera specifica. La figura del quadro, come tutte le figure professionali di un contratto collettivo nazionale di lavoro è perimetrato ma non è capace di essere definito fino in fondo in tutte le sue specificità, le casistiche sono troppe. Prima si parlava che al CNEL sono depositati 1000, dico 1000, contratti ma in verità sono applicati solo 400 e formalmente riconoscibili firmati da noi 220. Quei 220 rappresentano il 97% dei Lavoratori, va ricordato. Noi siamo perché la contrattazione sia tra virgolette titolata anche nel costruire il riconoscimento della rappresentanza ma in tutti i livelli settoriali, nel riconoscimento di un contratto collettivo nazionale di lavoro si deve prima di tutto riconoscere qual’è il ruolo di quel lavoratore, non tanto nelle sue specifiche competenze, nella sua condizione strategica all’interno dell’impresa in cui egli viene  collocato e il fatto di avere in molti in molti contratti i quadri e gli impiegati intermedi che sono un livello superiore con alcune specifiche in alcuni contratti che definiscono è proprio un cercare di avvicinare alle alte professionalità, alle figure chiave, perché se parliamo di digitalizzazione e di innovazione tecnologica parliamo di qualificazione del lavoro, del processo di lavoro,  che in un modo nell’altro andrà considerato anche in una qualificazione degli inquadramenti e delle condizioni di riconoscimento all’interno dei contratti collettivi nazionali di lavoro, facendo crescere dal basso tutta la scala tra virgolette di qualità del lavoro, dando quindi ulteriore soddisfazione e avvicinamento a quella che è l’area manager del middle management o dei quadri e da questo punto di vista noi abbiamo una sfida importante, che già oggi ci siano le condizioni specifiche perché poi ai quadri sia riconosciuto il loro ruolo, ad esempio il fatto di non riconoscere lo straordinario, che entra in una flessibilità di orario che In molti casi viene pagata tra virgolette dal quadro in una in un’espansione dell’orario di lavoro, che mina l’opportunità di parità di genere.

Dobbiamo smettere di pensare che tutte le volte se c’è qualcuno che deve fare il part-time sono le donne a farlo, tutte le volte che c’è bisogno di conciliazione sono le donne a farlo. Se continuiamo a pensare così continuiamo a non lavorare sulla parità di genere perché non dobbiamo far cadere tutta l’attività domestica solo sulle donne e lo dobbiamo dire noi uomini che sulle spalle della donna c’è troppa attività familiare. La parità di genere nel lavoro non ci sarà fino a quando non c’è parità di genere nel sociale. Quindi dobbiamo costruire un equilibrio diverso ma di certo in questa società che oggi è ancora maschilista avere un orario così allargato e flessibile sul quadro complica la possibilità di evolvere una parità di genere quindi un’opportunità in meno di avere persone di sesso femminile che possano accedere a questo tipo di livello contrattuale e questo va anche contrattualmente messo tra virgolette in grande attenzione.”

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