Marzo 25

Bialetti: la storia della Moka è in crisi

Bialetti Moka

Se esiste un brand che incarna profondamente l’Italian Way of Life, questo è senza dubbio Bialetti. Icona dell’imprenditoria italiana, il prestigioso nome è ora immerso in un una montagna di incertezze che possono generare una valanga. Bialetti Industrie, la storica azienda produttrice della leggendaria Moka Express, è alla ricerca di un nuovo acquirente, con un termine fissato al 30 aprile 2025. La vendita si è resa necessaria per garantire il rimborso dei prestiti accumulati tra il 2019 e il 2021, fondamentali per evitare il default dell’azienda e mantenerla operativa.

Al 31 ottobre 2024, l’indebitamento finanziario netto dell’azienda ammontava a 92,3 milioni di euro, sottolineando una situazione economica complessa che persiste da anni. Una serie di scelte commerciali poco lungimiranti ha ulteriormente aggravato il quadro, rendendo la ristrutturazione finanziaria ancora più ardua. Nonostante ciò, dal cuore della torrefazione di Coccaglio ai negozi distribuiti in tutto il mondo, il gruppo ha continuato a operare senza interruzioni. La liquidità disponibile per il funzionamento quotidiano è pari a 21,7 milioni di euro, mentre i debiti commerciali scaduti al 31 ottobre ammontano a 11,9 milioni di euro. Malgrado la cifra, la situazione appare sotto controllo: non si registrano sospensioni delle forniture né azioni legali in corso, un segnale di stabilità operativa in un contesto difficile.

Eppure, il futuro dell’azienda appare incerto, poiché nessuno dei presunti acquirenti – almeno quattro – ha ancora presentato un’offerta concreta. Le motivazioni sembrano essere due. Innanzitutto, i bilanci non sono considerati completamente trasparenti, complice anche la mancata certificazione da parte della KPMG, che aveva sollevato le stesse questioni nel 2018. In secondo luogo, gli aspiranti compratori potrebbero attendere un ulteriore deterioramento della situazione finanziaria, amplificato dalla volatilità dei mercati, nella speranza di ottenere condizioni di acquisizione estremamente vantaggiose. Altre fonti rivelano che, sebbene le collezioni D&G abbiano contribuito positivamente agli introiti, potrebbero rappresentare un boomerang. La produzione di queste linee, realizzata in Romania e forse anche in Cina, ha dato risultati incerti, con episodi di grandi quantità di moka D&G ritirate per difetti come crepature e fori sul fondo.

Le critiche al management si concentrano soprattutto sulle decisioni di delocalizzazione, che hanno sollevato dubbi sull’autenticità del prodotto. Secondo alcune fonti, la Moka Bialetti non sarebbe più veramente italiana: nessuno dei suoi componenti sarebbe fabbricato in Italia, rendendo impossibile il riconoscimento del Made in Italy, un elemento cardine del suo prestigio storico.

Nonostante le difficoltà, i primi nove mesi del 2024 hanno registrato ricavi pari a 104,7 milioni di euro, segnando una crescita del 6,1%. L’Ebitda consolidato normalizzato si attesta su un valore positivo di 15,3 milioni di euro, ma l’indebitamento finanziario netto normalizzato è salito a 91,9 milioni rispetto ai 78,9 milioni dell’anno precedente. In questo contesto, le voci di mercato ipotizzano una possibile acquisizione da parte della Cina, con il fondo Nuo Capital di Stephen Cheng, un investitore di Hong Kong noto per il suo interesse nelle aziende italiane e nell’arte. Cheng, erede del fondatore della World-Wide Shipping, una delle più grandi compagnie di trasporti marittimi, già gestisce nel suo portafoglio aziende italiane di prestigio come Venchi, Bending Spoons, Slowear e Scarpa.