Ikea: il 15 marzo mobilitazione nazionale

Prosegue con determinazione la mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori Ikea per il rinnovo del contratto integrativo aziendale, scaduto ormai nel lontano 2018. Questo contratto, atteso da oltre 7.400 dipendenti del colosso svedese dell’arredamento, rappresenta un nodo cruciale per il miglioramento delle condizioni lavorative.
Dopo la proclamazione dello stato di agitazione e un primo pacchetto di 24 ore di sciopero, le sigle sindacali Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs rilanciano con forza la protesta, confermando per venerdì 15 marzo 2025 una giornata di sciopero nazionale. Ad accompagnare lo sciopero ci saranno presidi organizzati nelle principali città italiane.
Nel dettaglio, le iniziative di protesta si svolgeranno dalle ore 10:00 alle 14:00 davanti ai punti vendita Ikea di Carugate (Milano), Anagnina (Roma) e Afragola (Napoli). I tre concentramenti, che vedranno la partecipazione di centinaia di lavoratori, hanno l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle criticità delle condizioni occupazionali e sulle istanze sindacali che, finora, l’azienda ha scelto di ignorare.
Nonostante il costante incremento del suo fatturato e un’immagine aziendale che si presenta come inclusiva e attenta ai valori della sostenibilità, Ikea continua a non riconoscere adeguatamente il contributo delle sue lavoratrici e dei suoi lavoratori. Dopo oltre un anno e mezzo di trattative ininterrotte, l’azienda ha deciso di ignorare le richieste avanzate dai sindacati, dimostrando un atteggiamento di chiusura nei confronti dei suoi dipendenti e delle loro esigenze.
Tra le principali problematiche denunciate da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs spiccano il mancato riconoscimento delle maggiorazioni per i nuovi assunti, che genera disparità di trattamento tra lavoratori con identiche mansioni, un sistema di gestione delle professionalità che penalizza la crescita interna e non valorizza i percorsi di sviluppo dei dipendenti, l’eliminazione della “malattia statistica”, che riduce le tutele per chi si ammala, e l’imposizione del lavoro festivo obbligatorio, limitando la possibilità di conciliazione tra vita privata e professionale.
In un contesto in cui le relazioni territoriali sono ridotte al minimo, con una percentuale molto alta di contratti part-time senza possibilità di incremento orario – sottolineano i sindacati – Ikea sta implementando nuovi modelli di business che restringono l’agibilità sindacale nei punti vendita di prossimità. Questo si traduce in una diminuzione dei diritti e delle tutele per i lavoratori e le lavoratrici, in aperta contraddizione con i valori che la stessa azienda dichiara di promuovere.
La mobilitazione non si arresterà il 15 marzo. Il 17 marzo saranno protagonisti dello sciopero anche le lavoratrici e i lavoratori delle sedi RCMP (i centri per la progettazione da remoto) e SO.DE (i social delivery), ampliando il fronte della protesta.
Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs stanno già valutando ulteriori iniziative di mobilitazione nel caso in cui Ikea non mostri un’apertura reale al dialogo, presentando proposte concrete e rispettose della dignità di tutti i suoi dipendenti.