Covid e lavoro: ecco le regole dal 1 aprile
Si avvicina la fine dello stato di emergenza al 31 marzo, che il governo ha già anticipato non sarà prorogato alla scadenza. Con la sua cessazione, i poteri straordinari conferiti al governo per la gestione della crisi pandemica verranno meno e, a partire da aprile, le regole ordinarie e già esistenti prenderanno il posto alla decretazione di emergenza. Per il lavoro si torna gradualmente ad una vita pari a quella che si conduceva prima della pandemia, a meno che la situazione epidemiologica non peggiori, e salvo le decisioni sullo smartworking che la gran parte delle imprese private stanno prendendo in questi giorni.
Dal 1 aprile viene cancellato anche il sistema delle zone a colori per le regioni italiane, basato su indicatori legati alla percentuale di posti letto occupati in terapia intensiva, quella relativa ai letti disponibili nei reparti ordinari e l’incidenza settimanale (nuovi casi di positività al Covid-19) ogni 100mila abitanti.
Anche Andrea Costa, (in foto) sottosegretario alla Salute, si avvicina anche l’eliminazione della vaccinazione, il 15 giugno, per gli over 50 e quello di presentare il Super Green Pass per accedere al luogo di lavoro.
Nei prossimi giorni il Governo emanerà un decreto dove verrà stabilito un vero e proprio cronoprogramma, certamente dal 1 aprile inizierà una fase di allentamento di misure restrittive. Fin da subito ci saranno delle situazioni dove il green pass non sarà necessario. Ad esempio gli spazi all’aperto, nei bar e nei ristoranti, da aprile non sarà più necessario richiedere il green pass. E poi arriveremo a una estate senza più restrizioni
Siamo quindi vicini al ripristino della vita normale che si basa su regole fissate per la sicurezza generale dei luoghi di lavoro e nella vista sociale. Con la cessazione dello stato d’emergenza verranno meno i poteri straordinari del governo e della protezione civile, come la possibilità di operare in deroga alle leggi vigenti per motivi sanitari. Resta da gestire il lavoro da remoto. Servono accordi individuali tra azienda e lavoratore. Unica eccezione è la Pubblica amministrazione dove esistono già accordi individuali per normare il lavoro da remoto.
Quanto alla disciplina dello smart working, in data 7 dicembre 2021, il Governo e le parti sociali hanno sottoscritto uno specifico accordo. Il protocollo, composto di 16 articoli, ha lo scopo di fornire a imprese e lavoratori del settore privato le linee guida con cui disciplinare, nella contrattazione collettiva, il lavoro agile. Il protocollo prevede che la fonte privilegiata di regolamentazione dell’istituto resta l’accordo individuale. L’adesione al lavoro agile avviene su base volontaria ed è subordinata appunto alla sottoscrizione di un accordo individuale, fermo restando il diritto di recesso ivi previsto. L’eventuale rifiuto del lavoratore di aderire o svolgere la propria prestazione lavorativa in modalità agile non integra gli estremi del licenziamento per giusta causa o giustificato motivo, né rileva sul piano disciplinare. Il datore di lavoro deve sempre informare il lavoratore interessato ed il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) sui rischi per salute connessi al lavoro a distanza (l’obbligo di informativa può essere assolto in via telematica ricorrendo alla documentazione disponibile sul portale INAIL), inviare l’elenco dei nominativi dei lavoratori interessati dallo smart working, nonché il periodo interessato, utilizzando la piattaforma telematica disponibile sul portale gov.it – Aziende – Smart working a questo link.