Elezioni 2022: la cultura nei programmi dei partiti
La cultura, è noto, non è stato un argomento da campagna elettorale. Nei comizi, in tv, si è sentito esprime giudizi e proposte da parte di tutti i leader sul posizionamento internazionale dell’Italia, di approvvigionamento energetico, di inflazione, di reddito di cittadinanza, pensioni. Poco o nulla si sa di temi che riguardino il lavoro, la ricerca, l’ambiente e il cambiamento climatico, al di la degli slogan. Questioni che dovrebbero costituire le basi di un programma politico, come anche la cultura, estremamente lontana dalle preoccupazioni dei partiti. La cultura, negli altri paesi, è come un punto irrinunciabile nei programmi elettorali, perché ritenuta, comunque, uno degli elementi su cui effettivamente si misura la bontà dell’azione di un governo. Il fatto che la cultura distingue l’Italia nel mondo e che, col suo indotto, rappresenta anche un settore economico rilevante e il legame che gli italiani hanno con il loro tessuto storico e culturale, del quale tutti i partiti sono anche consapevoli, quanto meno per il prestigio e il valore aggiunto che la cultura può offrire a un programma elettorale, nella maggior parte dei programmi che abbiamo potuto leggere sembra ridotta a semplice spunto generico che il più delle volte non trova poi capitoli nei programmi elettorali dei partiti ulteriormente delineati o approfonditi, completamente assenti poi le strategie di medio periodo per perseguire obiettivi più ampli oppure le coperture economiche necessarie a sostenere certe scelte.
Nel programma del Partito Democratico la cultura viene inserita nello stesso capitolo dell’istruzione: dalla digitalizzazione del patrimonio allo spettacolo dal vivo, dalla detraibilità dei consumi culturali al sostegno della filiera della lettura, dai Piani per l’arte contemporanea e l’architettura fino a quello per il recupero dei borghi italiani, il PD propone niente più che la prosecuzione dei processi avviati da Franceschini.
Nessuna menzione al tema del lavoro nella cultura, mentre per le periferie si accenna in maniera generica a “progetti che coniughino inclusione sociale, riequilibrio territoriale, tutela occupazionale e valorizzazione del patrimonio culturale materiale e immateriale”. Per il Partito democratico è “imprescindibile ribadire il ruolo e la funzione della dimensione pubblica della cultura, ridefinire nuove le forme di coinvolgimento dei privati, valutare le implicazioni e le ricadute che l’approccio imprenditoriale ha sulla gestione culturale e lavorare per contestualmente la capacità attrattiva del nostro Paese, con positive ricadute in ambito turistico.”
Il centrodestra ha presentato un “Accordo quadro di programma”, dal titolo “Per l’Italia”, sottoscritto da Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e Noi Moderati.
Dei quindici punti di cui è composto, uno, il decimo, è riservato a “Made in Italy, cultura e turismo”:in cui, si punta sulla tutela e promozione del patrimonio culturale, artistico, archeologico, materiale e immateriale, e sulla valorizzazione delle professionalità culturali che costituiscono il volano economico e identitario italiano.
“Valorizzazione della bellezza dell’Italia nella sua immagine riconosciuta nel mondo ……. sostegno alla presenza dell’Italia nei circuiti dei grandi eventi internazionali …. tutela e promozione del patrimonio culturale, artistico, archeologico, materiale e immateriale, e valorizzazione delle professionalità culturali che costituiscono il volano economico e identitario italiano”, SI legge anche che il “Contrasto all’esercizio abusivo delle professioni e delle attività del turismo e della cultura” è argomento presentato dal centrodestra: A nostro giudizio due sono gli elementi positivi, uno che si proponga un’azione di governo che riduca l’uso sconsiderato del volontariato e che avvii importanti piani d’assunzione negli istituti del Ministero della Cultura, o che promuova l’aggiornamento professionale dei suoi lavoratori e il secondo si supporti ed implementi la digitalizzazione dell’intera filiera del settore turistico e della cultura” Quello della digitalizzazione è un processo ben avviato, e dovrà essere considerato prioritario da un ministro della cultura.
Il programma del Movimento 5 Stelle e’ più sintetico e meno articolato di altri, in cui la cultura e’ stata, peraltro, compresa in un capitolo dove la parte da protagonista spetta al turismo e cioè nella sezione dal titolo “Dalla parte del turismo: per valorizzare il nostro patrimonio culturale e artistico”. Tre i punti riservati ad essa nelle tredici pagine del documento complessivo: “piano pubblico di assunzioni per superare il grave sottodimensionamento del Ministero dei Beni Culturali (?) e delle sue istituzioni periferiche”, si legge anche che il “freno alle esternalizzazioni e contrasto all’uso distorto del volontariato e dei lavoratori della cultura” è uno dei temi di attenzione per il M5S e le “misure di protezioni e valorizzazione del patrimonio culturale italiano” sono una priorità.
Decisamente meno laconico è invece il programma di Azione-Italia Viva, con 68 pagine, 4 delle quali dedicate a cultura, turismo e sport, in cui si legge che “l’ltalia è il penultimo Paese in UE per partecipazione ad attività culturali: meno di un italiano su due frequenta musei, teatri, concerti o mostre. Quasi il 60% della popolazione, dai 6 anni in poi, legge meno di un libro l’anno. L’Italia ha nella sua cultura le vere radici della civiltà occidentale e per questo deve essere veicolo di trasmissione e socializzazione tra generazioni e ceti sociali.
Alcuni propositi appaiono molto vaghi, come i punti “finanziare la carta stampata”, “potenziare il mecenatismo culturale”, “potenziare gli istituti italiani di cultura all’estero”, mentre ci sono alcune idee concrete di sicuro interesse: il raddoppio con fondi pubblici delle donazioni fatte da privati in favore della cultura, la proposta di creare un carnet di dieci ingressi gratuiti per musei, mostre e teatri da regalare alle famiglie con ISEE inferiore ai 15.000 euro, un viaggio d’istruzione gratis a Roma per tutti gli under 25 italiani, finanziamenti alle librerie che organizzano corsi di lettura per bambini, mancano, però, voci importanti e prioritarie come quelle riguardanti i musei, non si parla di lavoro culturale, non si parla di periferie, non si parla di arte contemporanea.
L’Alleanza Verdi e Sinistra propone un programma, in cui torna un grande classico come il paragone tra cultura e petrolio: “l’Italia”, si legge infatti nel testo, “non ha giacimenti petroliferi, ma la sua grande risorsa culturale ed economica sta nella bellezza, bellezza degli straordinari paesaggi marini collinari e montani (non sempre rispettati), bellezza del grandissimo patrimonio di opere d’arte, di casali, di città murate, di borghi antichi, di centri storici unici al modo, racchiusi anche in piccoli sperduti comuni”..“proponiamo […] che venga data piena attuazione all’art.9 della Costituzione, proteggendo il paesaggio ed i suoi elementi costitutivi, dal cemento e dall’asfalto e dall’inutile consumo di suolo”. L’unica proposta d’attuazione concreta è la modifica dell’articolo 142 del Codice dei Beni Culturali: l’idea è quella di estendere anche ai centri storici le tutele previste per il paesaggio; in un solo punto si manifesta la volontà di tutelare dai fenomeni di precarizzazione i lavoratori della cultura, tra i più colpiti dalla pandemia, senza però proposte concrete.
In conclusione di questa disamina, al momento in cui scriviamo e tranne poche eccezioni, mancano dunque visioni e proposte approfondite, e alcuni ambiti del settore della cultura sono stati completamente tralasciati, come gli archivi, le biblioteche, etc. Ma soprattutto manca una visione organica della situazione complessiva del Ministero della Cultura, in forte affanno per le carenze d’organico.
Occorrerà, dunque, che chi risulterà vincitore dalle elezioni lavori fin da subito per impostare una linea coerente e fattive per tutti i settori dei beni e della produzione culturale e artistica italiana.