Riforma fiscale: chi perde e chi guadagna con le nuove aliquote
Nuovo governo nuova Irpef. Non c’è governo che non voglia mettere mano alla tassazione dei dipendenti. Eccoci a raccontare, come vecchi cornisti di un tempo, le novità che il governo Meloni vorrebbe far scattare dal prossimo anno, con buona pace di una organica riforma fiscale. La volontà è di inviare un segnale immediato ai lavoratori che hanno una retribuzione sempre più attaccata dalla inflazione a due cifre consentendo risparmi fiscali ai redditi comporesi tra i 15 mila e i 28 mila euro l’anno.
Considerando che un Quadro si posiziona su retribuzioni ben oltre le soglie crediamo già di poter affermare che i benefici per i Quadri direttivi italiani saranno minimi se non leggendo tra le righe dei comunicati stampa del governo. Si legge infatti nei documenti diffusi che i due primi scaglioni fiscali verrebbero e per gli interessati ci sarebbe un calo del prelievo di due punti percentuali, da 25 a 23 fino 28 mila euro, ma è molto probabile che l’aliquota di riferimento che scatta dopo i 50 mila euro, attualmente al 43 per cento resti invariata.
Con questi elementi si può quindi simulare, che chi guadagna fino a 28 mila euro avrebbe un beneficio massimo di 260 euro l’anno, e questo sarebbe l’importo fisso risparmiato anche dai contribuenti con reddito superiore, che beneficerebbero della riduzione solo per la “fetta” che corrisponde al secondo scaglione. Per un reddito di 30 mila euro la stessa cifra assoluta vale uno sconto del 4,6% e per uno di 40 mila euro l’anno del 2,6%.
Se poi anche l’aliquota applicata tra 28 mila e 50 mila euro scendesse di due punti, dal 35 al 33 per cento, allora per chi supera questa soglia si aggiungerebbe un ulteriore beneficio crescente: sommato ai 260 euro arriverebbe a 500 euro con un reddito di 40 mila euro l’anno e a 700 per uno di 50 mila.
Tutto però collegato alle risorse disponibili (per ora assenti) all’intenzione riportata dal vice-ministro dell’economia Maurizio Leo, di spostare a gennaio 2024 l’inizio degli effeti con l’effetto in dichiarazione dei redditi applicabile ai nuovui scaglioni non prima del 2025.