Fondi stutturali: la corsa per non perdere i soldi UE
Una corsa contro il tempo quella che il nostro Paese deve fare per non restituire all’Unione Europea parte del “tesoretto” rappresentato dai Fondi Strutturali Europei e di Investimento Europei per il 2014-2020 relativi al Fondo Sociale Europeo (FSE), e al Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR).
Infatti, al 30 giugno 2023 il nostro Paese ha certificato alla Commissione Europea una spesa pari a 42 miliardi di euro, il 64,8% del totale delle risorse assegnate per il periodo 2014-2020 (64,9 miliardi di euro comprese le risorse della Next Generation con REACT-EU).
È quanto emerge da un’analisi della Uil Servizio Politiche del Lavoro, Coesione e Territorio sugli ultimi dati pubblicati dalla Ragioneria Generale dello Stato sul monitoraggio delle politiche di coesione 2014-2020.
Da questo studio si deduce che, per non andare in “disimpegno automatico”, entro il 31 Dicembre 2023 il nostro Paese dovrà certificare 22,9 miliardi di euro a Bruxelles, il 35,3% del totale, tra Programmi Operativi Nazionali (PON) e Regionali (POR).
Una “missione impossibile”? si domanda Ivana Veronese, Segretaria Confederale Uil.
Si tratta di una bella somma, ma come sempre è successo nelle passate programmazioni – spiega la Segretaria Confederale della Uil – seppur con il “fiatone” e ricorrendo a tecnicismi quali i “progetti sponda” o “retrospettivi”, il nostro Paese è riuscito a rendicontare tutte le risorse.
Una cosa è certa – continua Ivana Veronese – il giudizio deve riguardare, anche e soprattutto, la qualità della spesa, perché la logica dello “spendere tanto per spendere” non porta a miglioramenti strutturali e non contribuisce alla crescita economica sociale e occupazionale del nostro Paese a iniziare dal Mezzogiorno.
Occorre potenziare la macchina della Pubblica Amministrazione centrale e locale e concentrare le risorse su pochi obiettivi: sul lavoro di qualità in primis per giovani e donne.
Tornando ai dati, soltanto tre Programmi, al 30 giugno, hanno rendicontato tutte le risorse a disposizione: si tratta di quelli relativi all’Emilia-Romagna, al Friuli-Venezia Giulia e al Programma nazionale “Iniziativa PMI”.
A livello regionale, al di là dell’Emilia-Romagna e del Friuli-Venezia Giulia, di cui abbiamo già detto, la Provincia autonoma di Bolzano ha certificato una spesa del 99,8%, la Valle d’Aosta il 94,8%, la Puglia il 94,5%, la Toscana il 91,9% e il Piemonte il 90,5%.
Più indietro troviamo la Calabria che ha certificato una spesa del 51,5%, la Sicilia con il 59,8%, l’Abruzzo con il 62%, il Molise con il 64,1% e le Marche con il 65,9%.
Per quanto riguarda la spesa certificata dai PON a titolarità ministeriale, al di là del PON Iniziativa PMI che ha raggiunto il 100%, il PON Governance e Capacità Istituzionale ha certificato una spesa dell’84,8%, il PON Imprese e competitività dell’80,8%, il PON Per la Scuola del 61,9%.
In notevole ritardo nella certificazione della spesa il PON Sistemi politiche attive per l’occupazione con il 13,5%, percentuale che si commenta da sola, il PON Cultura con il 42,7% e il PON Ricerca e Innovazione con il 48,6%.
Analisi a cura della UIL Servizio Lavoro, Coesione e Territorio