Novembre 24

CIU Unionquadri: la crisi dell’auto, l’Italia non pronta al 100% elettrico

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A seguito della recente notizia con la quale Stellantis ha comunicato la sospensione e il rinvio della produzione della 500 elettrica, con la conseguente Cassa Integrazione per migliaia di dipendenti, tra cui numerosissimi Quadri, la Segreteria Regionale Ciu Unionquadri Piemonte ha emesso il seguente comunicato firmato da Claudio Borio, avvocato giuslavorista, e a Cesare Alpignano docente e formatore nel campo della sicurezza.

Quando pochi anni fa è stato prospettato entro il 2035 “l’universo” automobilistico completamente elettrico, molti di noi hanno sperato che tra i primi vantaggi si potesse cominciare a sconfiggere l’inquinamento che da anni attanaglia tanti agglomerati urbani.

Ora però è tempo di un primo consuntivo.

Le altre elettriche, dovrebbero già essere numerose sulle strade, invece già c’è molta diffidenza. In Italia la 500 equivale a successo automobilistico, a motorizzazione di massa. La versione elettrica a quanto pare stenta a decollare, e di conseguenza bisogna chiedersi il perché. Cosa vuole l’automobilista? Praticità e affidabilità nel tempo, risponde a questi quesiti? Inoltre prezzo alto e autonomia si conciliano?

L’Italia non è ancora pronta con le strutture per una versione completamente elettrica.

Comprensibile appare l’abbandono della produzione di una vettura altamente iconografica quale la Fiat 500. Purtroppo i risultati di tale situazione sono amaramente evidenti: 25 mila posti di lavoro sono a rischio. Unionquadri è da sempre impegnata per la tutela del lavoratore e della collettività, a partire dalla storica marcia dei 40.000 a Torino. La notizia della nuova Cassa Integrazione segue una serie di dismissioni tra cui la più dolorosa è quella della COMAU. COMAU è leader mondiale nel campo dell’automazione industriale, in particolare del “Digital Manufacturing”, il vero focus dell’industria 4.0 e la sua dolorosa perdita è l’ulteriore conferma del declino economico e sociale di Torino. Ci sentiamo vicini alle parole dell’Ing. Garuzzo, ex dirigente Fiat che con la sua esperienza sul campo parlando con cognizione di causa dice: “Prima dei robot, gli operai scendevano in “buca” sollevando saldatrici elettriche, che pesavano oltre 20 chili, per assemblare i punti delle carrozzerie dell’auto. Era un lavoro infernale, poi arrivò COMAU CON ROBOGATE: nasceva così a Torino la fabbrica intelligente, la stessa che oggi Stellantis vende a un fondo Americano.”

Ogni giorno viene tolto un pezzo alla città, alle aziende dell’indotto e al patrimonio d’eccellenza dell’intero paese. Si sente sempre di più la necessità di una efficace politica di programmazione industriale a lungo termine, altrimenti si determinerà un impoverimento di tutto il sistema Paese. In molti di queste aziende il dr. Alpignano opera, non solo in Piemonte, come docente della sicurezza, e tocca con mano il pessimismo che pervade le risorse umane di quelle aziende. Il dibattito dovrebbe anche incentrarsi sulla storia industriale e sociale torinese, chiedendoci come si è arrivati a questo punto. Ricordiamo all’epoca Mirafiori che operava su tre turni con 60 mila lavoratori, ma era appunto un’altra epoca. Ricordiamo anche il grande apporto torinese e piemontese alla creatività e alla ricerca come i settori del cinema, della radio, della medicina. Nel campo dell’automobile ricordiamo ancora il business del Common Rail, nato in Fiat, il cui brevetto dell’acquisizione da parte di Bosch venne incorporato dal gigante Volkswagen.

Rileviamo, continua la nota di CIU Unionquadri, la mancanza di una politica industriale allineata sull’Europa e con l’Europa, in grado  di attrezzarsi ai fini di una politica climatica sostenibile, in linea con i paesi e con i tempi, e che sappia aggiornarsi in vista di un futuro sempre più interdipendente, complesso quanto difficile.

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