Ottobre 24

AI e Lavoro pubblico: Carlomagno FLP “Fondamentale fare formazione”

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In una recente intervista a La Stampa Marco Carlomagno, segretario generale FLP – Federazione Lavoratori Pubblici e Funzioni Pubbliche e rilanciata sul suo profilo Facebook ha detto “L’Intelligenza Artificiale fa discutere. Il timore è che il suo avvento possa cancellare milioni di posti di lavoro. Il tema è molto dibattuto. Tanti sono gli studi e le previsioni sul tema. Carlomagno offre una diversa prospettiva sulla materia. Si occupa dell’applicazione delle trasformazioni del mondo del lavoro con un focus sull’IA e sulla sua influenza.
A che punto è l’IA in Italia e come vanno contenuti i rischi?
«Va detto che al momento in Europa c’è una bozza di direttiva su cui deve ancora essere raggiunto un accordo e che deve poi essere recepita dai diversi Paesi. L’Italia sta lavorando a un disegno di legge, già presentato, per essere uno dei primi Paesi Ue a varare una normativa applicativa di quanto verrà deciso in Europa. In questo senso il nostro Paese mostra una particolare sensibilità. La normativa italiana, soprattutto dal punto di vista della privacy, è stata annunciata ma non è ancora definita nel concreto. Prevede, per esempio, tutele sui dati e indicazioni su come gestirli. Dovrà includere, come abbiamo sollecitato, un programma organico di formazione. Questo perché il cambiamento che porterà l’IA rischia di travolgere qualsiasi settore. È bene regolamentare l’IA dal punto di vista etico, della privacy e dell’accesso ai dati. Quel che è centrale è che l’IA va governata».
Eppure l’idea è che l’introduzione dell’IA in Italia farà salire il Pil.
«E’ quanto afferma un recente studio presentato da Microsoft e The European House-Ambrosetti. L’analisi contiene un panel molto documentato sull’incidenza dell’IA sul sistema Italia, rilevando che l’introduzione dell’IA nei processi industriali e lavorativi in Italia potrebbe provocare un incremento del Pil di 312 miliardi, pari al +18,2% complessivo. È un enorme aumento di produttività e l’Italia è tra gli ultimi nell’OCSE per produttività. Il motivo è che non sappiamo usare tecnologie e non facciamo abbastanza formazione».
Come può l’Intelligenza Artificiale influenzare l’organizzazione del lavoro e l’occupazione del nostro Paese?
«L’IA può consentire di ridurre le ore di lavoro e aumentare la produttività. Può anche permettere una diversa articolazione degli orari di lavoro, presupponendo un cambiamento del paradigma culturale che oggi controlla le ore di lavoro e non gli obiettivi e i risultati. Soprattutto nel settore pubblico, si è remunerati in base alla presenza. Capovolgere questo sistema consentirebbe di ampliare l’offerta dei servizi pubblici. I risultati non mancano. La riduzione delle ore, già applicata in aziende come Ducati, Intesa, Luxottica, Lamborghini, ha portato a un incremento degli utili netti. È un modello diverso di organizzazione del lavoro che ha un’altra connessione con l’organizzazione generale. L’IA, come avvenuto con la pandemia che ci ha fatto conoscere il lavoro da remoto, può sensibilizzare a cambiare modelli organizzativi che sono totalmente obsoleti, compreso nel privato, e assolutamente feudali nella pubblica amministrazione. Proprio perché non viene fatta abbastanza formazione».
Ci sono esempi concreti di applicazioni dell’IA che hanno già avuto impatti significativi nella Pa?
«Sì, ad esempio, all’INPS dove riceviamo ogni anno 6 milioni di PEC che vanno smistate. È già stata applicata la distribuzione delle PEC, che veniva fatta da funzionari che aprivano, leggevano l’oggetto e smistavano ai vari uffici. Questo compito affidato all’IA ha liberato 40 mila ore di lavoro, che non sono andate perse. Anzi, i funzionari sono stati inseriti in un nuovo processo. Questo è un modo di governare opportunamente l’IA».
Quali sono i rischi associati alla mancanza di regolamentazione dell’Intelligenza Artificiale?
Il Forum PA ha evidenziato che si possono perdere 218 mila posti di lavoro con l’IA. Se non conosciamo e non facciamo formazione sull’IA, avremo aziende che taglieranno posti di lavoro senza che l’IA produca un aumento di produttività per il mondo del lavoro. Se conosciamo l’IA, la possiamo governare; se non la conosciamo e non facciamo formazione, rischiamo di utilizzare l’IA in modo improprio. Gli approcci stanno sempre più avanzando. L’IA può fare tutto quello che si è sempre fatto, ma non può sostituire l’intelligenza umana in capacità di logica, risoluzione di problemi e adattabilità.”

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